Myanmar – Birmania
Estate 2009 decido di puntare verso l’estremo oriente, destinazione Birmania o come siamo costretti a chiamarla ora Myanmar.
Dopo il 2007 il turismo è certamente precipitato, non va più nessuno, soprattutto nessun italiano. C’è un’enorme diatriba se sia più opportuno andarci ed alimentare le casse del regime o astenersi. Io sono per andarci, non capisci come vivono e quanto sia terribile il regime finché non ci vai. Libro fondamentale da leggere durante il viaggio è “Il ragazzo che parlava con il vento” di Pascal Khoo Thwe, rimarrete shoccati!
Il mio viaggio prevede un volo Fiumicino-Francoforte Alitalia e Francoforte-Bangkok con la Thai, lo consiglio perché da Francoforte partono 3 voli al giorno per la Thailandia 2 con la Thai e 1 con la Lufthanza. Dopo due ore d’attesa prendiamo un Bangkok Yangon, semivuoto, col la Bangkok Express (70€) compagnia che consiglio fortemente.
Una volta arrivati in aeroporto ci aspetta la ragazza della Air Bagan per consegnarci i biglietti ed effettuare i pagamenti. In Myanmar, non si accettano carte di credito, i voli interni si possono prenotare tramite internet e pagare in loco.
La signorina ci cambia anche dollari (si accettano solo dollari) e ci fa anche uno dei cambi migliori del viaggio: 1$=1070 Kiat.
Prima di partire cercate di fare bene i contri su quanto pensate di spendere e portatevi tutti i contanti in dollari.
Prendiamo un taxi (5 €) e ci dirigiamo verso il nostro hotel il Kandawgy Palace Hotel (www.kandawgyipalace.com).
L’hotel è stupendo, in perfetto stile orientale con affaccio sul lago Kandawgy e una zona all’aperto davvero mozzafiato. Una doppia prenotata su internet costa 108€.
Presi dall’entusiasmo optiamo per una passeggiata a piedi, sottovalutando di gran lunga l’umidità e sopravalutando la città. Quando la nostra lingua toccava per terra ed intorno non c’era più niente abbiamo preso un taxi e ci siamo rilassati nella spa dell’hotel.
I taxi a Yangon costano circa 1.5/2 $ a corsa, i tassisti sono abbastanza onesti, si contratta prima di salire sulla macchina, non c’è tassametro.
Un massaggio tradizionale in tutto il paese in un hotel di lusso costa circa 20$. Come quasi tutte le sere inizia a piovere e scegliamo di cenare nel ristorante cinese di fronte l’albergo: Yin Fong Seafood Restaurant, una rivelazione. Ero convinta fosse vuoto, invece era completamente pieno di gente locale, era rimasto solo in nostro tavolo ancora disponibile. Ha diversi acquari dove puoi scegliere il pesce che desideri e le verdure esposte in modo che tu possa capire cosa ordini. Vi consiglio vivamente le pannocchie di mare, sono il triplo delle nostre, enormi tipo aragoste! Buonissime! Spesa procapite circa 25€.
Visita in mattinata alla Swedagon Paya, prezzo ingresso 5$ a testa, in loco prendiamo una guida locale (5$) vale la pena, così ti spiega tutte le strutture e le tradizioni. Vi consiglio di andare a fare la visita e poi tornare la sera, per le foto al tramonto, il biglietto dura tutta la giornata.
In Birmania si entra scalzi in tutti i luoghi sacri, quindi se siete schifiltosi avrete grossi problemi, specialmente se ci andate in estate perché piove spesso e le pagode sono spesso bagnate e con un po’ di fanghiglia sul pavimento. Vi consiglio di girare in infradito, più comodo e più igienico, così una volta tornati a casa basterà mettere i sandali sotto acqua e amuchina!
Il pomeriggio ci siamo diretti al Museo delle Gemme, aperto tutti i giorni tranne il giovedì. E’ un palazzo a 4 piani, all’ultimo c’è il museo delle gemme carino, ma non fondamentale (5$ l’ingresso) e negli altri 3 piani ci sono negozi di gemme, fantastico! Devo dire che si trovano belle pietre, soprattutto rubini.
Pausa pranzo a base di noodle da Lataya nel mercato Bogyoke Aung San Market Ristorante veramente tipico, si ordina a vista piatti di gnocchi di pesce e noodle con il manzo, ma devo dire molto buono.
Il mercato niente di particolare ma volendo qualche acquisto si riesce a fare.
Decidiamo di vedere la Sule Paya, che dovrebbe rappresentare il centro di Yangon. Devo dire che il tutto è stato abbastanza deludente. La Pagoda è bella ma il complesso appare talmente sporco che non ce l’abbiamo fatta ad entrare scalzi! La zona intorno non offre niente tranne pessimi odori e fuliggine, un po’ demoralizzati abbiamo preso un taxi per aspettare in hotel l’ora di prendere il nostro volo per Mandalay.
Volo Air Bagan per Mandalay, una volta atterrati in una splendida valle piena di risaie capiamo che non siamo a Mandalay, bensì a Heo e che ci aspettano altri 30 minuti di volo. Il volo è comodo ed il servizio accogliente, ma i cambi del routing non sono prevedibili.
Arriviamo nella valle di Mandalay verso le 4 ed il sole è veramente cocente. Per raggiungere la città è necessaria 1 h di auto e 17$! Arriviamo a The hotel by the Red Canal (www.hotelredcanal.com), decisamente l’hotel con il servizio migliore. Accoglienza con salviettine fresche e te (questo lo fanno tutti gli hotel) le nostre suite decorate con fiori freschi, frutta e la vasca piena di petali di rose. Ci hanno regalato anche un massaggio tradizionale e l’hotel prevedeva internet gratis, che in un paese dove un’ora costa circa 5$ è davvero una grande cosa! Chiediamo alla reception indicazioni per andare a vedere la Mandalay Hills e loro ci dicono che dato che erano già le 5.30 era meglio andare il girono seguente, onestamente vi consiglio di andarci lo stesso, perché gli atri giorni sarete esausti.
Cena a The Geen Elephant, unico ristorante con i nostri standard di Mandalay. La cucina molto buona e l’ambiente tradizionale anche se all’aperto e quindi un caldo incredibile (15€ a persona).
11 agosto. Chiediamo un taxi all’hotel e ci dedichiamo alla visita delle antiche capitali: Aramapura, Inwa (Ava) e Sagaing (tutta la giornata 45€, abbiamo capito che se procacciate un taxi da soli il prezzo si può dimezzare).
La mattina la dedichiamo a Aramapura vediamo prima diverse pagode e poi andiamo in un monastero per assistere al pasto dei monaci. Il monastero mi fa un’impressione un po’ strana, non ha l’aspetto austero e mistico dei nostri conventi, sembra piuttosto un centro estivo per ragazzi; dove quasi 1000 ragazzi dai 5 anni in su, si lavano, studiano leggono e meditano. Il nostro autista ci racconta che anche lui era stato in quel monastero e ci porta a vedere le cucine, molto orgoglioso. Spettacolo alquanto nauseabondo dato l’odore di pasta di pesce, le condizioni igieniche e la regola di camminare scalzi.
I monaci non possono toccare cibo, la tradizione vuole che loro chiedano offerte dalla mattina fino alle 10.00, poi portino il cibo in monastero e delle donne gli cucinino e servano loro il cibo. Alle 12:00 si consuma il loro ultimo pasto della giornata., uno spettacolo davvero nuovo per noi occidentali, un migliaio di ragazzi vestiti di rosso in fila che aspetta di essere servito.
Dopo il monastero ci dirigiamo verso Sagaing una collina sacra sulla sponda del fiume, la quantità e la maestosità delle pagode lascia senza fiato. Vi consiglio di salire sulla collina in macchina perché l’umidità e il caldo sono veramente estenuanti. Pausa pranzo in un grazioso ristorante Sagaing Hill Restaurant, all’aperto e proseguiamo per Inwa,(10€ di ingresso) un isola al centro del fiume Ayeyarwady.
Per arrivare ad Inwa si prende un battello e sull’isolotto ci si muove solo con il carretto trainato dai cavalli (4$). Questa atmosfera così preservata dalla modernità ti proietta agli anni in cui Inwa era la capitale del Siam, in quest’isolotto l’architettura delle pagode e degli stupa è completamente diversa, sono tutte in mattoni rossi, non tutte sono perfettamente conservate. All’estremità del percorso c’è un bellissimo monastero in tek che una volta era utilizzato come palazzo reale.
Il tardo pomeriggio, ritorno in hotel, bagno in piscina e decidiamo di avventurarci per cena in un vero ristorante shan, Too Too Restaurnat come consigliato dalla Lonley Planet. Arriviamo in taxi e lo spettacolo prevede un ristorantino squallido vuoto con piastrelle bianche e zuppierone di noodle, un po’ perplessi decidiamo di spostarci nel ristorante cinese a fianco. Consiglio pratico, se andate in un ristorante a Mandalay fare sempre aspettare fuori un taxi o un tuc tuc, noi ci abbiamo messo quasi 1 ore per trovare un mezzo che ci riportasse a casa! Giornata dedicata alla visita di Mingun, prima delle 9 bisogna trovarsi al molo per prendere un barcone per attraversare la sponda del fiume.
Costo biglietto circa 4$ e idem la tassa d’accesso, il viaggio in barca circa 1ora e 30. Dalla barca è possibile vedere le popolazioni che vivono nelle isole galleggianti al centro del fiume.
Mingun dalla costa è davvero emozionante, la Mingun Paya sovrasta il paesaggio, il progettto originale era di costruire le più grande Paya della storia, ma il sovrano che l’aveva commissionata è morto durante i lavori di costruzione e nessuno l’ha più ultimata. Bellissima è anche la Hsinbyume Paya, sette terrazze bianche intorno ad un grande stupa.
Dopo una piacevole passeggiata ritorniamo dall’altra parte del fiume e li prendiamo dei tuc tuc per tornare in città. Non fatelo mai! Ci abbiamo messo un ora e mezzo sotto un sole cocente! Se come me siete appassionati di pietre e vi venisse in mente di andare al mercato delle giade, sappiate che non è un posto dove comprare souvenir, ma un luogo in cui cercatori di pietre mercanteggiano la vendita di laste verdi con dei brutti ceffi! Non fa paura, ma non è di sicuro un posto dove portare dei bambini! Arrivati in albergo abbiamo passato il pomeriggio in piscina e la sera di nuovo a cena al Green Elefant, mi sembra il compromesso migliore per Mandalay.
Partenza per Bagan, originariamente volevamo prendere la barca, ma a causa della diminuzione del turismo le corse sono state tutte soppresse. Dopo aver saputo che i voli per Bagan sono tutti cancellati fino al 16 agosto, decidiamo di noleggiare un’auto circa 145€. Per quanto costoso il viaggio è stato piacevole ed il panorama molto interessante.
In circa 4 ore siamo arrivati ad Old Bagan, dove avevamo l’albergo, il Bagan Hotel River View. L’albergo è molto bello specialmente la parte in comune, dato che al suo interno c’è persino una Paya del XXIV secolo! Le camere lasciano un po’ a desiderare, ricordatevi di chiudere i tappi del lavandino e vasca altrimenti avrete scarafaggi ovunque!
Bagan è senza dubbio il posto che vale il viaggio in Myanmar, è una valle grande quanto Manatthan con una quantità di Paya pari alle chiese gotiche presenti in tutta l’Italia e la Francia! L’atmosfera è unica, si gira solo in bici o con il carretto trainato dai cavalli.
Se per cena rimanete ad Old Bagan ci sono solo 2 ristoranti dove mangiare: Sarabha I e Sarabha II entrambi molto buoni.
Se avete voglia di pedalare anche di notte vi consiglio di cenare a Nyaung U dove troverete viaggiatori indipendenti e ristoranti alternativi.
Giro per Bagan in bicicletta. Potete chiederne una davanti al vostro albergo, nel paese ci sono decine di ragazzi che affittano biciclette, tutte di uno standard abbastanza buono.
Quel girono pioveva, ma con un K-way si pedala benissimo anche perché il caldo non ti risparmia mai. Vi consiglio ad ora di pranzo di fare una siesta di un paio di ore in hotel, altrimenti non avrete più fiato per pedalare.
Girare da soli Bagan è veramente un’esperienza magnifica, peccato che con cielo così bianco le foto siano venute tutte uguali! Vi consiglio di andare nel paesino di Myinkaba per comprare le lacche, ma non andate nei negozi segnalati sulla Lonely, perché hanno i prezzi più alti di tutti; io ne ho trovato uno sulla strada che davanti al negozio ha una statua enorme di Budda, il proprietario è stato gentilissimo, ci ha spiegato la lavorazione, ci ha offerto il te e le caramelle fatte dall’albero del pane (abbastanza disgustose) e mi ha recapitato tutte le cose che ho comprato direttamente in hotel. In Myanmar, potete fidarvi dei locali, nessuno proverà a ragirarti.
Abbiamo provato l’ebbrezza di girare Bagan in calesse, davvero divertente, anche se io sono più da bicicletta, così non dipendi da nessuno! Se sarete più fortunati di me con il tempo, vi consiglio di prepararvi alla caccia al tramonto, attività principale di Bagan, affidatevi ad un bambino e lui vi mostrerà uno spettacolo magnifico scalando una delle migliaia di pagode.
Partenza per Lago Inle con un volo della Air Bagan puntualissimo.
I voli per il lago Inle sono tutti diretti a Heho, un aeroporto a circa 1h di distanza dal lago, essendo il taxi l’unico modo per raggiungere gli hotel, dovrete pagare circa 30€ per un taxi. La strada è decisamente sconnessa, ma il paesaggio molto piacevole.
Al lago Inle alloggiavamo ad Inle Lake View Resort (105€ la doppia), un magnifico resort con vista sul lago.
Considerando il flusso di turismo del Myanmar, ci siamo trovati in un resort enorme dove oltre noi c’erano solo altre 3 stanze occupate!
Il lago Inle è un luogo ancora molto selvaggio e poco turistico, ci sono diversi resort sulle sponde e alcuni villaggi galleggianti al centro del lago, ma non è assolutamente attrezzato per intrattenere i turisti in ristoranti e bar.
Ogni giorno della settimana c’è un mercato caratteristico organizzato da un’etnia diversa, quindi informatevi bene sui vari mercati perché è importante arrivare la mattina presto, e non tutti sono facilmente raggiungibili, ma vale assolutamente la pena.
Appena arrivati abbiamo preso la lancia privata dell’albergo per fare un giro tra i villaggi galleggianti, (20$ mezza giornata), il tempo non era dei migliori ma il paesaggio sensazionale. Abbiamo attraversato una vasta zona di giardini galleggianti, dove i Padaung coltivano pomodori insalate ed altre verdure, poi siamo andati al Nge-Hpe Chaung, meglio noto come Il Monastero dei Gatti che Saltano; non vi aspettate un atmosfera mistica tipo India, è semplicemente un monastero in legno dove dei monaci in balia della noia hanno insegnati con mezzi degni di Pavlov a far saltare dei gatti in cerchietti di ferro! Ultima tappa Phaung Daw Oo Pagoda, il più importante luogo di culto della zona e forse di tutto il Myanmar. Questa pagoda è importante perché contiene 3 statuette di Buddha che in primavera vengono portate in giro su enormi barche dorate con la prua a forma di dragone; la cosa divertente è che a furia di ricoprirle di foglie d’oro le statuette hanno preso la forma di 3 palloni da calcio! Mi raccomando non perdetevi il video che trasmettono all’interno della Pagoda!
Il pomeriggio verso il tramonto abbiamo fatto una passeggiata nel villaggio vicino il nostro hotel e abbiamo incontrato un “operatore turistico” locale che ci ha proposto il tour in barca per il giorno successivo per 15$.
Giornata dedicata al Lago, la mattina siamo partiti alla buon ora per recarci sulle sponde del lago per assistere ad un mercato locale. Un’esperienza davvero interessante, puoi notare ad occhio nudo le diverse etnie che convivono in questa zona; puoi sentire odori più disparati dal pesce essiccato alle frittelle con la marmellata di castagne.
Come al mio solito ho passato ore a contrattare pezzi di monastero antichi che ora decorano il mio soggiorno!
Abbiamo continuato la nostra giornata visitando i diversi centri artigiani del lago, lavorazione della seta, del ferro, dell’argento e della carta.
Colti da un forte diluvio ci siamo rifugiati in un ristorante galleggiante a bere zuppa calda.
Non perdete una visita ad Indein, sulla sponda occidentale del lago. Dovrete salire su di un’altura fiancheggiata da colonne lignee, intorno a voi una collina completamente coperta di antichi stupa non ancora restaurati Shwe Inn Thein, e alla sommità la Nyaung Ohak un monastero immerso nei banani.
Visita alle Pindaya Caves. Per arrivarci sono necessarie circa 4 ore di macchina (noleggio con conducente 45€ al giorno) ma il paesaggio è davvero variegato e con dei colori molto incisivi.
Queste caverne sacre sono nascoste in un crinale di roccia affacciato sul lago; una volta tolti le scarpe vi avventurerete in un trionfo di circa 8000 statue di Buddha in alabastro tek, mattoni, lacca e calcestruzzo raccolte nel corso dei secoli ognuna dono di famiglie credenti provenienti da tutto il mondo. Dopo un pranzo in un bellissimo ristorante sul lago e la visita ad un altro mercato locale facciamo ritorno verso Taunggyi.
Sveglia molto presto, lungo trasferimento per l’aeroporto, volo per Yangon. Una volta arrivati nella capitale soddisfo il desiderio della mia vacanza: comprare un Rubino sangue di Piccione.
Prendiamo un Taxi e ci dirigiamo verso il Myanmar Gems Museum & Gems Market, nel quale mi dirigo senza indugi verso lo stand adocchiato da me ad inizio viaggio che esponeva un fantastico Rubino di Mogok da 1,35 carati! Dopo circa mezz’ora di contrattazioni e dopo aver lasciato tutti i miei dollari riprendo il taxi e mi dirigo in aeroporto con in tasca un magnifico rubino e 2 zaffiri stellati. Mi raccomando se comprate gemme fatelo in un negozio autorizzato e portate sempre con voi la ricevuta d’acquisto, il governo non è molto dolce con chi viene beccato a contrabbandare pietre preziose!
Senza neanche accorgercene ci imbarchiamo su un volo diretto a Bangkok lasciando questo angolo di mondo poco conosciuto ma ricco di magia.