In realtà io sono una psicologa e precisamente una formatrice, fondo le mie capacità dialettiche, andragogiche e la mia creatività per far migliorare le performance di manager in carriera.
Appena laureata, per circa un anno e mezzo ho fatto la progettista per una società di out-door training, passavo la giornata ad inventarmi i modi più metaforici e lontani dalla realtà per veicolare contenuti, teatro d’impresa, cacce al tesoro ed orienteerning nei boschi.
E adesso a distanza di anni mi sono ritrovata al centro di un mio progetto, ma questa volta il contesto nn era protetto. Ero ad Iquitos, Perù, nel centro dell’Amazzonia, non un parco di giungla selvaggia con ragni e liane, ma uno spaccato vero di cosa vuol dire vivere nell’unica città al mondo raggiungibile solo via aereo o fiume, una città senza strade nel mezzo del nulla ma dove vivono 25000 persone (leggi altro post Vivere nell’Amazonia non è sempre esotico!)
Un pomeriggio, dopo pranzo, faccio una passeggiata con la mia guida per andare in un villaggio sul fiume, inizia a piovere, tanta pioggia quella tropicale. Le stagioni sul rio delle Amazzoni si distinguono in fiume alto o fiume basso e ciò significa che quando è alto è praticamente impossibile collegarsi con gli altri villaggi, che non si riesce a pescare e che la tua casa galleggiante si alza di 3m. Tornando alla mia passeggiata, durante il tragitto oltre all’enorme quantità di fango iniziamo a trovare diversi passaggi inondati. Un paio di volte sfrutto tutte le mie doti di ex ballerina per appoggiare leggermente solo la punta del piede per attraversare la corrente, altre volte utilizziamo i tronchi caduti da piogge precedenti, altre volte mi fido dell’equilibrio della mia guida!
A circa 300mt dal villaggio dopo 1,30h di cammino ci troviamo davanti ad un corso d’acqua largo circa 1,5mt e profondo 3mt. Non c’erano tronchi, non c’erano rocce, non c’era modo di oltrepassarlo! La mia guida mi dice: “ se lo attraversiamo mancano 8min per l’accampamento, se non lo attraversiamo dobbiamo tornare indietro in 45min prima che faccia buio!”.
Cerchiamo di aggirare l’ostacolo, ci allontaniamo dal passaggio cercando un punto in cui sia possibile saltare, ma non sembrano esserci soluzioni ne tronchi caduti. La corrente e forte e nei fiumi spesso si trovano le bisce elettriche che possono ammazzarti con una sola scarica.
Mi chiede se voglio buttarmi in acqua, ma il mio spirito avventuriero ha un limite, quindi non ci resta che tornare indietro per un cammino che di solito prevede 1,30h in soli 45 min altrimenti le tenebre ci avrebbero avvolto. E’ iniziata una sfida, solo noi il tramonto e la giungla.
E’ stato in quel momento, mentre correvo nel fango e saltavo ruscelletti che mi sono venuti in mente i miei orienteering, ero come al centro di uno di quei giochi di ruolo, ma se la mia performance non era soddisfacente non ci sarebbe stato nessun formatore ad illustrarmi le dinamiche di gruppo, ma solo la notte nel centro dell’Amazzonia.
Una vena sadica di portare i manager in una situazione come quella, ha attraversato la mia schiena, ma poi mi sono concentrata solo sul sole e sono arrivata in tempo all’accampamento!